La fantasia supera la realtà o la realtà la fantasia? Difficile a dirsi su Forum
Quando guardiamo la tv, leggiamo un giornale o una pagina internet ci chiediamo: è possibile? È successo davvero? Saper riconoscere dove finisce la finzione e dove comincia la vita reale, è diventata roba da esperti. Non per niente anche i giornalisti più navigati possono cadere nell’errore. Tra le notizie buffe, per non dire ridicole, che apparvero su un quotidiano maltese, quando abitavo a La Valletta, lessi la notizia di un uomo che era stato sorpreso, in Inghilterra, a commettere atti sessuali con un trolley…ebbene sì una valigia! Certo, sui gusti non si discute,
non è bello ciò che è bello ma ciò che piace
Ma per quanto carina possa essere stata la poveretta, cosa c’è di erotico in un trolley?
Invece, non è strano ma quasi abituale, sorprendere la sposa o lo sposo nel bagno del ristorante con il testimone o peggio con il suocero/a. La tecnologia che dovrebbe aiutarci a risolvere i problemi ma non i corni ci viene incontro. Gli informatici di Facebook hanno già da parecchio tempo inventato un algoritmo in grado di riconoscere i fake o meglio le ‘false news’. Tutto questo sbugiarderà i creatori di bufale? Non lo sappiamo.
In attesa dell’App anti mucca (la mozzarella di bufala italiana è buonissima, anche se dicono che viene dalla terra dei fuochi!), chi produce contenuti multimediali sa bene che, giocando sul gusto del proibito, del mistero o dei sentimenti si possono costruire format, serie, film e sit-comedy di appeal sociale. Neanche i programmi televisivi più seriosi o d’inchiesta fanno eccezione, perché ciò che conta sono le storie, chi e come le racconta.
Forum su Rete 4 e Canale 5 nel digitale terrestre Mediaset, in questo senso, è un esempio. La conduttrice Barbara Palombelli e gli autori partono da vicende più o meno romanzate che finiscono in tribunale. Un tribunale all’americana con tanto d’imputati, giuria popolare vallette, valletti, testimoni, esperti e giudice munito di gavel. Poi pianti, risate, liti e battute che nella migliore tradizione della tv verità non fanno mai male.
Il Sacro e il Profano hanno dominato nella puntata di Cristina, alias me, Fiorella e Piero. Caso giuridico dalla soluzione articolata che mi vedeva imputata e poi assolta per insufficienza di prove (ex art. 530 c.p.p) dall’infamante accusa di ‘atti osceni in luogo pubblico’. Ovviamente nella finzione. Il caso morale è chiaramente di altra natura e riguarda il
Non commettere atti impuri
La legge di Dio contro la legge degli uomini. Il bigottismo contro la libertà dei costumi. Si gioca per creare un’atmosfera in una vicenda possibile, plausibile o verosimile. Si possono scambiare effusioni, baci e palpeggiamenti in sacrestia?
È un reato punibile dalla legge italiana o dalla morale cattolica?
Il fatto è questo: una donna va a un matrimonio vede un uomo in Chiesa. Si piacciono e…succede qualcosa. Niente di compromettente ma se si viene sorpresi in sacrestia, si può essere condannabili? Le argomentazioni portate dall’accusa e dalla difesa sono tutte valide, ma qual è la sentenza del giudice Francesco Foti? Per accusare e per difendere occorre argomentare, avere prove e documentarle in tutti gli ordinamenti, sia di Civic che di Common Law. Solo così se ne esce da un qualsiasi processo dove la conoscenza e la competenza di buoni avvocati diventano fondamentali. E poi occorre valutare caso per caso.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra
Intanto nel nostro ordinamento, il reato di ‘Atti osceni in luogo pubblico‘ art. 527 del c.p è stato depenalizzato e ridotto a sola sanzione amministrativa. Poi la recente giurisprudenza ritiene che la condotta illecita si ha solo se l’azione è compiuta senza alcuna cautela nell’evitare di essere visti. E nel nostro caso la porta di accesso era chiusa. Infine si deve distinguere tra l’atto osceno che lede il sentimento della moralità sessuale in maniera elevata da suscitare disprezzo e repulsione in chi vi assiste, dagli atti contrari alla pubblica decenza che offendono il pudore come violazione di norme etiche sociali che impongono decoro, riserbo e compostezza. E poi si deve valutare se la sacrestia è un luogo pubblico, privato, aperto o esposto al pubblico, inteso come luogo accessibile a un numero indeterminato di persone sebbene non tutti vi possano accedere indiscriminatamente. In tema di ‘atti osceni’ la Suprema Corte ha ammesso che la sacrestia è un luogo aperto al pubblico. Secondo il diritto canonico la sacrestia è un bene appartenente alla Chiesa. Anche se i parroci ne hanno giurisdizione esclusiva non significa che i fedeli possono disporre del bene liberamente. Non ne viene interdetto l’accesso al pubblico e non ne è vietata la frequenza anche se occasionale del pubblico.
In buona sostanza, la circostanza che mi vede coinvolta nel discutibile caso, non è sufficientemente provata né nell’ambientazione né nella modalità dell’impianto accusatorio. Le leggi umane e quelle di Dio non sempre coincidono. È vero. Personalmente, mai mi sarei concessa incontri ravvicinati e occasionali con Piero o altri, e tanto meno in sacrestia. Anzi, chi mi conosce, sa che non sarei nemmeno andata a un matrimonio religioso in Puglia dove non ho parenti né amici. Il matrimonio considero un fatto privato, molto privato e per di più, essendo cattolica, lo ritengo talmente importante da rasentare il divino. Una fortuna che a me non è capitata! Rispetto le leggi, la matrice cattolica italiana, la cultura laica e progressista del mio Paese. Poi, la coscienza e il pudore sono concetti strettamente personali. Quanto alle leggi morali e dell’ordinamento, a noi il compito di interpretare, le une e le altre, ma senza presunzione e senza giudicare mettendosi sul pulpito. Cosa che non è compito né della tv né di chi, volente o nolente, ci lavora. Le moderne ‘Maddalene’ o le ‘bocche di Rosa’ sono salve. Il giudice degli uomini le assolverà e nessuno scaglierà la prima pietra. Del resto, lo cantava già Fabrizio De André
Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù se non può più dare il cattivo esempio